Letteratura in epoca Qing

Di origine mancese, etnia seminomade e combattiva al cui interno vigeva una forte gerarchia, la dinastia Qing entrò a capo del governo nel 1644 e ci restò fino al 1910/11. Appena preso possesso del potere, l’etnia manciù, per differenziarsi dall’etnia han, instaurarò una gerarchia attraverso le bandiere di cui la più importante, tenuta dalla casa regnante manciù, era quella gialla (che aveva, quindi, compiti amministrativi, burocratici..). Mentre i mongoli (Yuan) si adeguarono ai sistemi vigenti in Cina, i mancesi attuarono proprio una distinzione senza far a meno, però, dei cinesi (soprattutto al governo). Avendo lingua e scrittura diversa da quella cinese, i mancesi iniziarono a tradurre testi nella loro lingua o a stilarne di nuovi in entrambe le lingue (cinese e manciù). La divisione in gerarchia  stabiliva la collaborazione dei letterati cinesi che spesso, però, non erano disposti a collaborare (spesso infatti si ritiravano a vita privata a lavorare per conto proprio).

Uno dei più famosi anticollaborazionisti fu Gù Yánwǔ (del periodo Ming-Qing) vissuto nel 1613-1682. i genitori erano ferventi sostenitori del neoconfucianesimo (anche la madre ebbe una forte influenza su di lui essendo molto colta). Con la caduta dei Ming e la morte della madre, il padre di Gu, un funzionario, si rifiutò di collaborare con i mancesi e Gu studia in privato soprattutto la storia. Attraverso questi studi storico-filosofici, però, arriva ad una conclusione del tutto contrastante con la visione dei genitori. Infatti arrivò a compilare una teoria che portava alla negazione della teoria di Wang Shouren che basandosi sul neoconfucianesimo portava alla luce il qing (=情sentimento istintivo). Gu crede, quindi, che l’istinto non porti da nessuna parte e che invece è essenziale la conoscenza profonda dei classici. Credeva che lo studio dei Classici (经学) equivale (即) allo studio del principio (理学). Non parla mai di qing e neanche di dào perché questi due caratteri non vengono mai riportati nel Lunyu di Confucio. Si impegnò nello studio filologico dei Classici. Così facendo Gu Yanwu getta le basi del pensiero posteriore. Se la conoscenza è basata sullo studio dei Classici, quindi, la letteratura Qing è necessariamente conservatrice cioè più legata alle origini cinesi (al passato, più che al futuro). Questo in linea generale tranne qualche eccezione ma allo stesso tempo, con il progressivo decadere della dinastia equivale una progressiva apertura mentale che poi sfociò nella rivoluzione culturale degli inizi del XX secolo. La prosa parallela viene ripresa mentre la posizione predominante del guwen (ripreso negli ultimi anni Ming) rimane invariata.

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Bibliografia: appunti lezioni della prof.ssa Casalin e “Letteratura cinese” di Idema-Haft

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