Letteratura in epoca Yuan

 

                                                              YUAN

 

GENERE TEATRALE:

Fatta per essere capita da tutti, la rappresentazione teatrale come la conosciamo noi nasce in epoca Yuan, infatti è in quest’epoca che si determina la forma standard dell’opera teatrale e la stesura dei testi come genere letterario a sé stante. Ma le origini del teatro cinese sono collocate verso l’epoca dello sciamanesimo (prima del IV-V secolo a.C.) quando nasce l’ideologia confuciana più legata alla vita quotidiana e quindi più concreta. Nello stato di Chu questi riti sopravvissero fino al II-III secolo a.C. (e di questa zona sono originarie alcune poesie di natura sciamanica). Questi riti sciamanici prevedevano una rappresentazione diretta tra divinità e il mediatore, lo sciamano, ed erano composti in più fasi:

– purificazione dello sciamano

– estasi (ascesi) aiutata da ingerimento di alcool o sostanze allucinogene

– distacco, ritorno alla visione terrena.

Questi riti prevedevano una serie di danze e canti o più in generale di azioni varie che si possono ricondurre alla dimensione teatrale (gli sciamani si truccavano o vestivano anche in un certo modo). Altro elemento che confluisce nella tradizione teatrale riguarda i riti funebri, anch’essi accompagnati da danze e canti o manifestazioni acute di dolore da parte dei parenti più stretti del defunto. In seguito un altro elemento che confluì nel genere teatrale riguarda i giochi acrobatici (come accade nell’Opera di Pechino) presenti già dall’epoca Han o pre-Han. Infine, anche le arti marziali influirono nel teatro. È probabile che i primi libretti teatrali esistessero già in epoca Tang. Xuanzong, infatti, amava moltissimo le opere teatrali e fece costruire il “Giardino dei peri”, un complesso abitativo destinato agli artisti di teatro. I biàn wén (=testi di scena con messaggio buddhista) erano una sorta di canovaccio della rappresentazione teatrale. Anche in epoca Song non appaiono testi scritti ma forse in quest’epoca si sviluppa il teatro presso i templi (non solo buddhisti). In epoca Yuan cambia la situazione della classe dominante ma anche dei letterati non più costretti a studiare i classici per gli esami e forse proprio per questo i letterati cinesi (non mongoli) si dedicarono alla stesura di testi teatrali.

I generi più frequenti e con i quali si denomina il teatro in generale sono:

1) xì ()

2) jù ()

 

Precedentemente all’epoca Yuan si erano sviluppate varie scuole teatrali i cui filoni principali sono:

1) zá (杂居), nata nel nord della Cina fra XIII-XV secolo (quindi fra 1200-1450 circa), è conosciuta anche con il nome di béi qǔ ( 北曲=canti del nord) o yuán qǔ (元曲 =arie degli Yuan, arie delle Gilde). Nascono come generi acrobatici che andarono poi a prendere le particolarità del teatro vero e proprio (quindi acquisendo scene recitate e così via). Lo zá era suddiviso in 4 atti (di solito rappresentato in più giornate) di cui la parte cantata divisa in quattro lunghe sequenze (qǔ). La parte cantata era esposta da una sola persona (che poteva interpretare anche altre parti) e di solito era il ( il protagonista maschile) o la dān ( protagonista femminile). La donna solitamente manteneva la sua parte femminile mentre l’uomo poteva interpretare anche parti non maschili. Per rompere con la monotonia venivano proposti pochi momenti di acrobazie. La più nota antologia di testi zaju è Yuanqu xuan (Selezione di commedie Yuan) degli inizi del XVII secolo. Ricordiamo “Il Sogno del miglio giallo”. Uno dei più importanti autori zaju (forse il creatore vero e proprio) è Guan Hanqing (1220-1300) la cui opera più famosa è “Dou E Yuan” (“Il torto subito da Dou E”);

2) nánxì (南戏 =teatro del sud) non è un qǔ (che invece è di natura cantata) e nasce in epoca Yuan di cui fa parte la sezione cantata. Dal XIV secolo viene chiamato chuánqí (传奇). Questa tradizione del sud si sviluppa fra XIV-XVII secolo ed è quindi più tarda rispetto a quella del nord. Diversamente che da quello del nord, il teatro del sud presenta un maggior numero di atti (da 10 a 240) che duravano almeno una giornata intera. Di solito fra atti o giornate si esponeva un piccolo riassunto delle scene passate. La parte cantata era fatta anche da cori e duetti cantati anche dai protagonisti (e quindi da singoli individui) e non era nettamente distaccata dalla parte recitata. Altra differenza con il teatro del nord è la presenza di un linguaggio più semplice e più informale. La trama era solitamente incentrata su un dramma amoroso. I xìwén giunti fino a noi sono quelli raccolti nello “Yongle dadian”;

3) jīngjù (京剧), l’Opera di Pechino, si sviluppa fra XVII-XX secolo (1650-1900).

 

Fra queste tre correnti i punti in comune sono:

         la parte cantata e suonata che è quella che fa da padrona nell’intera vicenda teatrale la cui musica è composta da almeno 3 strumenti musicali fra cui le percussioni, le campane, gli strumenti ad arco e a fiato.

         La compresenza di canto, recitazione, acrobazie, arti marziali, trucco, maschere e vestiti

         Un prologo pre-recitazione che prevedeva acrobazie, lotte marziali e canti per richiamare l’attenzione del pubblico (almeno nello zá e nel nánxì).

 

Il luogo della messa in scena nasce per strada quindi in ambienti pubblici ed a livello di altezza del pubblico senza sostanziale differenza tra pubblico e attori. Successivamente nacque la necessità di spazio oltre a quella della solennità quindi vengono adibite tende o paraventi per entrare e uscire di scena. Solo successivamente all’epoca Yuan l’opera teatrale viene portata in ambienti chiusi. Il pubblico era molto meno disciplinato di quello odierno infatti durante la rappresentazione si mangiava, si beveva e si chiacchierava e ciò era dovuto soprattutto alla durata delle stesse rappresentazioni che spesso si protraevano per giornate. Le maschere o il trucco, molto sgargianti, erano funzionali alla mancanza di apparato scenico e servivano per identificare le tipologie di personaggi: ad ogni colore corrispondeva un determinato personaggio (funzionario, contadino, buffone, eroe, eroina..). Ma fino a metà 1900 non è mai esistita alcuna scenografia. Ogni personaggio, infine, si presentava e spiegava tempo e luogo della scena.

 

I temi più affrontati in teatro erano di tipo:

– storico, con riferimento all’ascesa al trono della dinastia straniera (erano presenti vari riferimenti storici che puntavano al regno mongolo) che potevano analizzare vicende legate alla vita di corte o drammi relativi ad eventi bellici  (in particolare i racconti su bande di ribelli capeggiati da Song Jiang, bandito esistito davvero);

– amoroso, molto ricorrente e schietto rispetto a quello delle epoche precedenti e spesso tratto dai chuanqi Tang;

– giudiziario,  nel quale ad un crimine viene assegnata una certa punizione (iniziano a configurarsi i “Casi del giudice Bao”, “Longtu gong’an”, personaggio davvero esistito -Bao Zheng- e poi diventato un personaggio ricorrente);

– taoista o buddhista, drammi di redenzione i cui protagonisti effettuano un percorso di riscatto comprendendo i valori importanti della vita (aspetto spirituale).

 

Gli autori di záquest’epoca sono:

         Mǎzhì Yuán (马致远 ,1269-1335) che tentò di farsi arruolare fra i funzionari dell’impero ma ebbe cariche di basso livello e quindi si ritirò per fare una vita appartata finendo per comporre zá e qǔ. Di lui ci rimangono 7 zá fra cui il “Hàn gōng qiū” (汉宫秋, “L’autunno nel palazzo degli Han”). È un dramma di tipo storico (parte reale) ma è costituito anche da una parte inventata. È ambientato  nel palazzo imperiale e la protagonista è una concubina dell’imperatore, la più bella. Un ministro dell’imperatore (quello che descriveva le concubine al’imperatore) si innamora di lei e la descrive all’imperatore come una brutta concubina riuscendo  a far sì che l’imperatore non la incontri. Ma un giorno l’imperatore la incontra per caso e a questo punto il ministro è costretto a fuggire portandosi, però, il ritratto della concubina appresso e finendo in un territorio barbaro. Il capo dei barbari lo cattura e sequestra il ritratto e decide di affrontare una politica di pace attraverso il ricevimento della concubina. Lo scambio sta per essere portato a termine presso i confini fra paesi delimitati da un fiume ma lei decide di affogarsi. Quest’opera divenne famosa soprattutto per aver trattato il tema dei barbari in modo anche critico durante una dinastia barbarica. In tutta questa vicenda regna la malinconia (a cui può metaforicamente riferirsi il termine “autunno” ). Altro dramma da ricordare è “Huàng liáng mèng” ( 黄粮梦, “Il sogno del miglio giallo”), dramma di categoria di tipo taoista. È suddiviso in 4 atti dedicati al protagonista (Lu Tong Bing) che si reca nella capitale per svolgere gli esami ma prima di arrivare sosta in una taverna dove c’è un vecchio che cuoce il miglio giallo. Gli si avvicina un monaco taoista che gli chiede di lasciare le sue ambizioni e di seguirlo. Il monaco fa sognare al ragazzo i suoi prossimi 18 anni di vita: prima Lu diventa ministro, poi è costretto a fuggire dopo l’invasione barbarica a causa di un tradimento, la moglie intanto lo tradisce e lui rimane senza soldi, scampa insieme ai due figli ad una dura punizione e tutto questo grazie ad un uomo, una guardia che ha pietà di lui due figli vengono uccisi e quando sta per morire anche lui si sveglia di colpo e vede che il miglio è cotto. A questo punto decide di seguire il monaco.

         Wáng Shí Fú (王实甫), molto più conosciuto, è l’autore di “Xī Xiāngjì” (西厢记 =memorie del padiglione occidentale), versione teatrale di “Xixiang ji zhugongdiao” di Dong Jieyuan che a sua volta trae spunto dal chuánqí (=传奇) “Ying Ying Zhuan” di Yuan Zhen. Il “Xi Xiangji” è considerato il capolavoro fra tutti gli zá di epoca Yuan. Affronta la tematica amorosa e parla del giovane Zhang che vuole sostenere gli esami ma durante la via incontra una ragazza di cui si invaghisce. Anche la ragazza si innamora ma non può lasciare la madre perché è vedova e si spera per un buon partito per la ragazza. I due incontrano una serie di ostacoli che non li fanno rincontrare ma alla fine Zhang diventa funzionario e riesce a sposare la ragazza. Questo zá è costruito da 5 drammi (o commedie) autonomi che a loro volta sono formati da 4 atti (quindi in tutto 20 parti, atti). È considerata un’opera d’arte per il suo stile oltre che per i contenuti romantici (da segnalare sono i qu al suo interno). C’è una forte introspezione soprattutto verso i due personaggi principali (i due ragazzi innamorati: lui è lo studente Zhang Gong e lei è la figlia di una vedova di un cancelliere, Yingying). Un altro personaggio di non poca importanza (anche se fa quasi da sfondo) è quello della servetta. È una storia ambientata in epoca Tang.

         Guān Hànqīng (关汉卿), che nelle sue opere si riferisce spesso alle donne che sono protagoniste di questi zá (cosa molto rara). Queste donne erano idealizzate ma anche determinate e intraprendenti. Il suo più famoso dramma è “Dōn È Yuán” la cui protagonista è Dōn È che annuncia una serie di prodigi dopo la sua ingiusta morte.

 

Bibliografia: appunti lezioni della prof.ssa Casalin e "Letteratura cinese" di Idema-Haft

 

 

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