Le basi della letteratura cinese e i 5 Classici (IX-V secolo a.C.)

Dinastie cinesi dai Xia ai Sui:

Xia (1994-1523 a.C.)

Shang (1523-1027 a.C.)

Zhou Occ. (1027-770 a.C.)

Zhou Or. (770-222 a.C.) e Stati combattenti (453-221 a.C.)

Qin (221-210 a.C.)

Han Occ. (209 a.C. – 9 d.C.)

Han Or. (25-220 d.C.)  e Jian’an (196-220)

Medioevo o Sei Dinastie (220-589 d.C.) e Zhèngshǐ (239-248 d.C)

                                                        e Wei Jin (220-420)

Sui (589-618 d.C.)

Nell’articolo precedente abbiamo visto i 4 Libri (Daxue, Zhongyong, Lunyu, Mengzi)

In questo articolo vedremo i:

5 Classici (Shujing, Shijing, Yijing, Liji, Chunqiu)

Dall’invenzione della scrittura fino al I secolo d.C. (quando fu inventata la carta) non ci resta altro, Classici esclusi, che le opere filosofiche, alcuni compendi storici e un libro di poesia (Chuci): della letteratura professionale (cioè medica, militare ma soprattutto religiosa –buddhismo e taoismo-) o popolare non ci è giunto quasi nulla.

Il termine 文 (wén) sarebbe nato quando il sovrano mitico Fu Xi passeggiava pensando ad un modo per rappresentare le parole e l’idea venne fuori vedendo un cavallo dai strani segni sul dorso. Il carattere rappresenta un danzatore sciamanico vestito con piume d’uccello.

Questo carattere sarebbe legato alla divinazione, all’interpretazione dei fatti che accadevano. Per le forme di divinazione ricordiamo i gusci di tartaruga e le ossa di bue, soprattutto quelle piatte come le scapole.

Quindi il carattere 文 sarebbe la traccia grafica che riesce a far vedere ciò che non si vede. Ciò che non si vede è l’ordine delle cose e il 文 lo riproduce. Questo ordine non ha a che fare con la trascendenza o con un’altra dimensione. I cinesi non consideravano la presenza di un creatore esterno o che la realtà venisse da una condizione di peccato originale ma credevano nella possibilità costante di migliorarsi attraverso la comprensione del principio.

Fra i miti di creazione dell’universo ricordiamo il mito dell’uovo che spaccandosi avrebbe formato il cielo e la terra.

Esiste il sovrannaturale, i miti di creazione e un “senso religioso” già dagli Shāng (商, 1765-1122 a.C.). Durante gli Shang si credeva nella presenza di un’entità superiore agli uomini e agli spiriti che dettava la sua volontà (Shàngdì = 上帝). In seguito il termine shàngdì venne utilizzato per designare il sovrano stesso e quindi per indicare il potere temporale con funzione ordinatrice collegata al volere di quell’entità superiore.

La dinastia precedente a quella degli Shang, la dinastia Xia (夏, 2200-1765 a.C.), sarebbe caduta proprio perché l’ultimo tiranno avrebbe perso l’appoggio del cielo a causa della sua crudeltà.

La pratica divinatoria Shang consisteva nell’utilizzare bastoncini di legno di achillea arroventati ed inseriti in alcuni fori incisi nel guscio o nella scapola. Il divinatore poteva essere il sovrano o il sacerdote il quale poneva delle domande e formulava le risposte a seconda della direzione delle venature (chiamate wén 文) che si andavano a formare. La divinazione spettava al sovrano o alla casa regnante del sovrano, non era per tutti. Lo scopo della divinazione non era magico ma razionale: le risposte ottenute erano sensate. Non si cercava tanto di predire il futuro ma di vedere la direzione della realtà quotidiana e la logicità della vita di ogni giorno (domande del tipo: oggi devo andare a caccia, è il momento giusto?). La divinazione doveva dar risposte pratiche. Da un lato dell’osso, quindi, vi erano le venature e dall’altra parte il responso in caratteri. Il responso era più che altro positivo nelle epoche più antiche (forse meno veritiero) mentre col passare del tempo incominciarono ad apparire responsi più negativi.

Altra pratica era l’interpretazione del volo degli uccelli.

La storiografia è parte integrante della letteratura cinese. La veridicità dei fatti storici riportati sulle ossa oracolari è presente anche nei Zhou (1122-200 a.C). Dai Zhou nascono una serie di manufatti in bronzo (oltre a quelli in ceramica) con caratteri incisi. La letteratura, quindi, sarebbe fatta risalire ai Zhou. Verso la fine dei Zhou Occidentali (800 a.C. circa) appaiono dei testi diversi ai soliti inni sacrificali in versi: questi testi sono argomentativi (non semplici annotazioni), sostengono ipotesi e si affiancano alla comparsa di testi lirici (che esprimono sentimenti). Nascono le prime vere opere di letteratura cinese.

Di questo periodo ricordiamo opere come:

–         Shūjīng, 書經(书经), cioè il “Classico dei libri” o “Libro dei documenti” che è di tipo storiografico, conosciuto anche come Shangshu (Documenti dell’antichità)

–         Shījīng, 詩經(诗经), cioè il “Classico delle poesie” o “Classico delle odi”

–         Yìjīng, 易經 (易经), cioè il “Classico dei mutamenti” (Zhōuyì周易, Mutamenti di Zhou).

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Bibliografia: – La letteratura cinese, Bertuccioli (pag 9-166)

                   – Letteratura cinese, Idema-Haft (pag 4-140)

                   – appunti delle lezioni della Professoressa Casalin

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