L’Arte in Cina dal III secolo al XIX secolo (seconda parte)

STATO DI JIN: Jin occidentali: 265-316 e Jin orientali: 317-420

fra il 220 e il 581 d.C. si successero una serie di stati, fra questi vi fu lo stato del Sud di Jin, patria di valenti pittori e calligrafi, contrapposto all’arte scultorea e alla pittura parietale nei regni del Nord.

Col diffondersi dell’arte buddista il tema della natura e le arti della pittura e della calligrafia acquisirono sempre maggiore importanza nella vita sociale cinese.

La calligrafia conobbe un’evoluzione notevole dal punto di vista teorico e pratico grazie ad artisti come Wei Heng (morto nel 291). Il miglior calligrafo cinese di tutti i tempi, però, rimase Wang Xizhi, che avrebbe liberato la scrittura creando uno stile originale. L’allineamento orizzontale non è più regolare, i caratteri non fuoriescono mai dal quadro ideale ma sono di grandezza variabile.

I nomi dei primi pittori (che in quel periodo erano ancora artigiani al servizio di imperatore, funzionari o attività religiose) sono stati tramandati dai dizionari biografici il più antico dei quali fu compilato da Xie He (V secolo) intitolato “(Gu) Hua pin lu” (classificazione degli –antichi- pittori e delle loro opere). Xie He esprime le proprie considerazioni teoriche sulla pittura e classifica i pittori in base al loro modo di trattare i “sei princìpi” della pittura. I sei principi sono:

1) consonanza spirituale (capacità di rendere l’atmosfera e la vitalità qiyun)

2) creazione della struttura mediante l’azione del pennello

3)fedeltà all’oggetto nel rappresentare

4) opportuna scelta dei colori

5) adeguata composizione degli elementi

6)trasmissione dell’eredità del passato nelle copie.

Il testo fu ampliato prima da Yao Zui e poi da altre generazioni.

Le riflessioni di Xie He e in particolare i suoi sei principi influenzarono fortemente il pensiero critico delle dinastie seguenti.

Fra i pittori preferiti da Xie He vi sono: Lu Tanwei (capace di padroneggiare tutti e sei i punti), Wei Xie, Gu Kaizhi, Gu Junzhi, Yao Tandu, Xia Zhan, Dai Kui, Zong Bing.

Il primo pittore (menzionato da Xie He) è Gu Kaizhi (346-407), considerato il padre della pittura cinese, che avrebbe dipinto episodi e figure connessi al buddismo che appartengono tutti al genere della pittura illustrativo-didattica. I dipinti si facevano su rotoli orizzontali che dovevano essere srotolati e letti da destra a sinistra. Anche i rilievi e le pitture murali sono di formato orizzontale, formato che va considerato sintesi delle combinazioni testo-illustrazioni buddiste, del formato dei libri e di quello per i rilievi. La sua pittura è figurativa ed è policroma con contorni tracciati a china. Gli aspetti primari della sua pittura sono: a) la stretta connessione fra testo e immagini (forse perché il dipinto nasce come illustrazione di un testo); b) la comparsa di elementi di paesaggio nella pittura figurativa; c) la presenza di animali selvatici. I suoi dipinti ritraggono eventi reali o fittizi e sono caratterizzati dalla presenza di una natura più potente dei personaggi. Fra i tratti caratteristici della pittura di questo periodo vi è l’accostamento di un paesaggio reale a personaggi di natura letterario-leggendaria o storici ma anche esseri mitologici (gli esseri sovrannaturali erano circondati da nastri svolazzanti): un intero quadro può illustrare un’intera storia suddivisa in numerose scene singole in cui il paesaggio funge da elemento di coesione e cornice di scene figurative. alcuni elementi (come gli uccelli) servivano ad unire delle scene, altri (come le montagne) servivano a dividerle. I rapporti fra i personaggi sono dati dal gioco di sguardi o distanze. Gu Kaizhi rappresentava tipi umani con diverse espressioni ma non riconducibili a veri ritratti.

Zong Bing (o Song Bing), pittore e saggista, afferma che la pittura permette di rappresentare in miniatura il qi (l’essenza) dei soggetti rappresentati.

I primi pittori e calligrafi avevano una formazione confuciana ed erano professionisti che lavoravano su commissione.

L’arte funeraria prescriveva di accompagnare le anime dei defunti attraverso statuette, vasi di ceramica pieni di vettovaglie e oggetti d’uso quotidiano: prendersi cura del defunto e farlo sorvegliare erano compiti molto importanti. Se al nord sono state rinvenute statuine funerarie ispirate ai più diversi temi della vita quotidiana, al sud, con l’affermazione di forni specializzati all’invetriatura celadon, nasce un nuovo genere di mingqi. Le urne spesso sono decorate con figure umane o animali simbolici in rilievo, meno frequente è la presenza di simbologia buddista.

A partire dal V secolo la poesia celebra il paesaggio per essere seguita, dall’epoca Tang, da liriche e testi in prosa.

DINASTIA SUI: (581-617)

L’imperatore Wen Di organizzò un apparato amministrativo che doveva esprimersi in una lingua unica a scapito dei dialetti.

Zhan Ziqian era un celebre pittore dell’epoca Sui che elaborò un repertorio artistico che abbracciava tutti i generi in voga ai suoi tempi: ma forse brillò soprattutto nella pittura del paesaggio. Alcuni esempi di pitture a lui attribuite sono riconducibili al suo stile “verde-azzurro” che avrebbe dominato la pittura di paesaggio d’epoca Tang.

Tutte le statue funerarie hanno aspetto massiccio e statico: non c’è traccia di muscoli o dettagli minori, il volto ha espressione statica contrariamente per ciò che accadeva nell’arte statuaria buddista.

Le pitture murali, invece, che sono policrome, esprimono vitalità e movimento nonostante siano parzialmente realistici: forme e colori sono autentici ma i contorni sono generalmente sommari.

Le figure femminili presentano corpi snelli, slanciati e teste piuttosto squadrate (diversamente a ciò che accadde in epoca Tang).

Al sud si realizzavano celadon, mentre al nord si puntava ad ottenere argille di maggiore purezza, obiettivo che fu raggiunto verso il VI secolo: nasce la porcellana a pasta tenera (non ancora del tutto pura).

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Bibliografia: Arte dell’Estremo Oriente, Koneman (2000) – da pag 108 a pag 237 e da pag 255 a pag 271

8 pensieri su “L’Arte in Cina dal III secolo al XIX secolo (seconda parte)

  1. bel lavoro!! ^ ^
    studi cinese tradizionale?
    Se si, sapresti illustrarmi le implicazioni del termine “configurazione” nella lingua cinese tradizionale?

    1. ciao fausto, con “tradizionale” intendi “cinese mandarino/cinese standard/putonghua” o “scrittura tradizionale” (cioè quella “complessa” esistente ancora in Cina prima della riforma di Mao Zedong e che esiste tuttora a Taiwan e in parte nei Kanji giapponesi)? in entrambi i casi cmq temo di non aver capito la richiesta (non capisco se mi chiedi l’evoluzione della parola – se è così non ne ho idea – o che sfumature/usi ha a seconda delle situazioni – e anche in questo caso non saprei – ecc.)…se ti capita di leggere la mia risposta sentiti libero di richiedermelo (in modo più chiaro xò!). ciao e grazie!! 😉

  2. shi 勢
    mi riferisco a questo ideogramma (solo che qui è micro, se fai copia e incolla su word lo puoi ingrandire) nella scrittura tradizionale. Mi chiedo di cosa si compone questo ideogramma?

    1. allora…勢 è la forma tradizionale di 势, ke cm avrai trovato anke te significa “potere”, “forza” (cm carattere isolato, altrimenti vuol dire anche “circostanza” ecc.), infatti è composto dal radicale (nn so se sai cos’è, brevemente è una delle componenti di un carattere – una specie di carattere nel carattere – che ne indica o il significato o la pronuncia, in questo caso il significato) 力 (lì, quello ke sta sotto) ke significa “forza” e dalla parola 埶 (yì =agricoltura, che anticamente stava per 艺, abilità).
      per sapere rapidamente le componenti di un carattere (e non solo) consiglio il programma “Wenlin” ke è in inglese ma è fatto bene (certo, non potrà essere l’unica fonte per un filologo), lo usano anke i prof a Studi Orientali! spero di essere stata esauriente, se no, puoi riscrivermi…ciao ciao 😉

  3. Grazie, sei stata preziosa. Se ti interessa il mio contatto facebook cerca Fausto Benvegna. Troverai cose che penso ti piaceranno. Ciao :))

  4. ps: riassumendo semplicemente: è giusto dunque dire che le accezioni di significato dell’ideogramma tradizionale sono ‘forza’ e ‘abilità’ (agricoltura e circostanza non entrano qui in gioco… o si?)

  5. Ciao Silvia, trovo il tuo blog molto interessante. Io colleziono ventagli antichi e ne ho trovati alcuni cinesi molto interessanti. Uno in particolare è una vere opera d’arte. Mi chiedevo se potevi dare un’occhiata ai suoi kanji ed ai suoi sigilli x aiutarmi a datarlo.
    Saluti
    Mariella

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