I 4 Libri (V-IV secolo a.C.)

Confucio (551-478 a.C.) è nato nello stato di Lu (鲁). Si dice che il padre fosse un guerriero e avesse 70 anni mentre la madre ne avrebbe avuti 15. Un’altra fonte racconta che la madre sarebbe rimasta incinta vedendo un qilin (un unicorno, un animale mitologico che appare quando un signore è uniforme alle norme). Orfano di padre, avrebbe sostenuto la famiglia facendo lavoretti di amministrazione presso una potente famiglia locale. Grazie alla cura di questi lavori avrebbe guadagnato il rispetto di personaggi potenti. A 15 anni aveva iniziato a studiare, a 30 avrebbe finito gli studi e a 40 non avrebbe avuto più dubbi, a 50 avrebbe raffinato la saggezza.

Nel 517 a.C. Kongzi (Confucio) avrebbe lasciato lo stato di Lu per recarsi a Luoyang (la capitale sotto i Zhou). L’autorità centrale di Zhou incominciava ad indebolirsi sempre più. Confucio è un conservatore che si aggrappa alla tradizione contro quegli avvenimenti che sembrava portassero alla digressione dello stato delle cose. Confucio vede nella storia il rischio del passaggio da uno stato fiorente ad uno meno fiorente. Cercava il ritorno al passato fiorente.

Le dottrine da lui esposte sono soprattutto morali, sociali e politiche, mai metafisiche (contrariamente ai neoconfuciani). Questa assenza di metafisica predispose le classi colte cinesi, di formazione confuciana, in modo sfavorevole verso le varie religioni indigene o non. Confucio non pretese di creare qualcosa di nuovo e di insegnare una dottrina rivoluzionaria ma solo di trasmettere la saggezza del passato rifacendosi ad una primitiva età dell’oro rappresentata dai primi tempi della dinastia Zhou, quando regnavano ordine e pace grazie alle istituzioni feudali saldamente stabilite dai saggi fondatori (i re Wen e Wu e il duca di Zhou). Per tornare a questa età dell’oro bisognava restaurare le istituzioni del passato e ridar vita a quei riti che in quegli ultimi tempi si erano svuotati di significato. Quindi Confucio attribuiva i mali della società all’inosservanza, all’usurpazione o allo svolgimento incorretto dei riti da parte dei capi feudali.

Il confucianesimo si rivolge alla formazione dell’individuo, del gentiluomo (jun, 君), vero uomo superiore che è capace di andare al di là dei propri interessi a beneficio della società. Questo uomo rispetta i rapporti con i suoi pari e i doveri verso di essi. È possessore di giustizia (yi, 义), altruismo, pietà filiale (xiao, 孝), lealtà, rettitudine (ren, 任), cultura e buone maniere. È proprio grazie all’aver enunciato il bisogno di possedere dei requisiti morali che sta l’innovazione di Confucio.

C’è l’ipotesi che Confucio, arrivato a Luoyang, abbia incontrato Laozi, uno dei padri del taoismo. Dopo sarebbe tornato a Lu dove avrebbe incominciato ad insegnare. Da Lu passò a Qi che stava attraversando un brutto periodo: Confucio si propose di restaurare l’ordine partendo dal basso. Kongzi avrebbe proposto la rettifica dei nomi (正名, zhengming), cioè il collegamento del nome a ciò cui si riferisce in modo che ognuno rispetti il suo compito, il suo ordine (il padre faccia il padre, il sovrano faccia il sovrano…). Nel 512 a.C. ritorna ad insegnare a Lu per rimanerci fino al 501. Sarebbe stato nominato governatore di una città e avrebbe introdotto una serie di riforme e il suo valore sarebbe stato riconosciuto. Da Lu incominciò a vagare negli stati vicini a Lu ma sarebbe morto nella sfiducia di non essere riuscito a trasmettere i suoi valori.

I Dialoghi di Confucio, i Lunyu, fanno parte dei 4 libri dopo il Daxue e il Zhongyong. È l’opera più diretta degli insegnamenti di Confucio (non si sa se scritta da lui o dai suoi discepoli). È formato da circa 500 dialoghi (frammenti) per la maggior parte delle volte inizianti con la formula “Il maestro disse” (子曰). È diviso in 20 sezioni non classificate per tematiche (nonostante ognuna di esse abbia un titolo). Per Confucio l’essere umano è fusione di:

– la parte emotiva (sensibilità)

– la parte cognitiva (l’apprendimento)

– la parte rituale o morale (volta al miglioramento di se stesso).

L’uomo realizzato è quello che riesce ad integrare queste tre parti.

Per Confucio il centro dell’universo è l’uomo saggio chiamato “jūn” (君). Quello a cui gli uomini devono puntare è il “junzi” (君子=signore, figlio del signore) indicante la virtuosità. La superiorità della classe di appartenenza con Confucio cade ed è sostituita dalla superiorità intellettuale che dipende dal singolo individuo senza contare la provenienza sociale e così via. Per raggiungere questo grado si doveva far uso di:

1)      Xué (學, 学), lo studio

2)      Lǐ (禮, 礼), il rito

Il fatto di poter raggiungere il junzi tralasciando la classe sociale era un‘idea molto moderna per l’epoca. Il contrario di junzi è xiaoren (小人), l’ometto. Questo cambiamento ottimistico è possibile grazie alle caratteristiche umane fra cui la “benevolenza” o “rettitudine”, cioè il “rén” (任). Questa caratteristica si sviluppa attraverso il rapporto con gli altri.

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Bibliografia: – La letteratura cinese, Bertuccioli (pag 9-166)

                   – Letteratura cinese, Idema-Haft (pag 4-140)

                   – appunti delle lezioni della Professoressa Casalin

4 pensieri su “I 4 Libri (V-IV secolo a.C.)

  1. Sono un medico, mi chiamo Maurizio Morandi e sto cercando “I 4 libri Confuciani” come strumento di lettura e di meditazione. Forse la Prof. Casalin può aiutarmi? Comunque grazie!

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