La prosa zhiguai e il xiaoshuo (IV-VI sec. d.C.) + breve resoconto generale sul linguaggio letterario

Nel periodo delle Sei Dinastie la prosa storica viene utilizzata per legittimare il potere, soprattutto al sud dove si stabiliscono gli uffici storiografici per conservare i dati e le tracce degli eventi del tempo e per ricordare per quale motivo era caduta la dinastia precedente. Nell’epoca delle Sei Dinastie si lavora anche di fantasia per giustificare questa caduta ma anche per la storia in generale. Quindi la storiografia si divide in:

1)      storiografia vera e propria

2)      aneddoti fantastici e sovrannaturali.

Dallo Shiji, nella storia, incominciano a comparire le biografie che spesso sono piene di elementi fantastici. Ma nel periodo delle Sei Dinastie questa usanza si consolida e nasce la prosa che narra eventi sovrannaturali in modo che il sovrannaturale diventa soggetto della prosa zhìguài (志怪). All’inizio il “sovrannaturale” riguardava solo eventi naturali estremi come tifoni, inondazioni e così via, ma col passar del tempo hanno incominciato a confluire in questa prosa anche figure animali (donne volpe, uomini col corpo di pesce…). La zhiguai appare per la prima volta nel Zhuangzi. Nell’epoca delle Sei Dinastie nascono raccolte di brevi scritti zhiguai (di 100-200 caratteri). Le caratteristiche di questi piccoli zhiguai sono: scarsità di descrizioni dei personaggi (sia fisiche che psicologiche), le vicende narrate sono lineari e semplici, molte di queste storie sono state prese da precedenti scritti letterari tradizionali (fra cui il Zhuangzi) ma soprattutto dal Shānhǎi Jing (山海经, “Classico dei monti e dei mari”), componimento diviso in due sezioni, quella dei monti (la più antica e risalente al periodo degli stati combattenti) e quella dei mari (più recente, scritta non oltre il periodo degli Han Occidentali). Liu Xiang (Han occidentali) ha messo insieme questo “classico dei monti e dei mari”. Gli autori di questo classico però sono anonimi. Se la sezione dei monti si proponeva di dare una descrizione del mondo conosciuto e quindi di dare una descrizione realistica, quella dei mari si propone di dare una descrizione del mondo sconosciuto, quindi è più fantasiosa. Tutte le raccolte zhiguai si dividono in rotoli (, juan) ma non superano i 10 juan. Solo un zhiguai è più grande degli altri ed è anche il più famoso (anche perché sarà il prototipo di una lunga serie di racconti di magia e di casi misteriosi e strani): è il Sou shenji. È del IV secolo d.C. ed è attribuito a Gān Bǎo (干寶,   sempl.干宝), autore di varie opere storiografiche che non ci sono pervenute. L’unico racconto che ci è pervenuto di lui è la raccolta di zhiguai intitolata Sōu shénjì (搜神记, “Annotazioni sulla ricerca/indagine sul sovrannaturale”). Si divide in 30 juan che contengono circa 500 aneddoti su demoni, resurrezioni ricompense per buone azioni e così via. Gan Bao scriveva sul sovrannaturale non per divertire ma proprio in funzione di una storicità oggettiva. Tutti i zhiguai sono scritti in lingua letteraria (wenyan) tranne il Soushenji. Quindi, oltre ad esser l’opera letteraria più lunga del periodo delle Sei Dinastie è anche un’opera che integra lingua classica con elementi di lingua parlata. Dall’epoca delle Sei Dinastie la pesante ortodossia confuciana fa trasparire alcuni racconti meno funzionali seppure questi fossero d’origine storiografica.

Un’altra categoria che nasce in quest’epoca è il “xiaoshuo” (小说) che nasce come “piccolo discorso”. La prima fonte in cui appare il xiaoshuo è lo Hanshu di Bangu (班固), dove vengono citati quindici xiaoshuo d’epoca Han. Ma nessuno di questi testi ci è pervenuto. Bangu ha creato questa sezione perché non riusciva a metterla nelle altre sezioni (di filosofia, storia…) e chiamò questi testi xiaoshuo per differenziare il loro carattere più libero rispetto ai testi convenzionali. Questo termine  andò a prendere un significato negativo. Nei secoli successivi, non sapendo dove catalogare testi informali come questi, altri autori si comportarono come Bangu e il termine xiaoshuo finì per indicare generi che hanno poco a che vedere con le novelle o i romanzi (potevano essere raccolte di aneddoti, casi di magia, apparizioni di spiriti, brevi biografie, zibaldoni…): questi xiaoshuo potevano essere scritti in lingua classica o parlata. Spesso i xiaoshuo erano opere di letterati che scrivevano questi testi occasionali (nel tempo libero) su posti visitati o avvenimenti personali ma potevano anche sfociare nel sovrannaturale (racconti di dèi, spiriti). Spesso i zhiguai vengono considerati dei xiaoshuo. In questo periodo quindi il xiaoshuo non è un genere impegnato, spesso è di letterati anonimi o viene giustificato come racconto di eventi reali. Testi che siano potenzialmente menzogneri perché gli eventi che descrivono non sono mai realmente accaduti, perché i sentimenti che esprimono non sono stati provati davvero o perché il ragionamento su cui si basano viene reputato assurdo non possono dare apporto positivo allo studio della Via ad eccezione dell’allegoria d’attualità. La narrativa è condannata come fuorviante e perché inciterebbe alla corruzione morale: sono ammessi a far parte della vera letteratura aneddoti, miti, saghe e leggende solo quando è possibile presentarlo come realmente storici. Solo in epoca Ming il xiaoshuo diventerà il romanzo scritto in lingua parlata. Shishuo xinyu è un’altra raccolta zhiguai (“Nuove composizioni tratte da eventi contemporanei”) de V secolo, molto vivace, compilata da Liu Yiqing (403-444). Contiene aneddoti di vizi e virtù su personalità di spicco del III-IV secolo.

La poesia popolare a nord riflette lo spirito avventuroso di quelle popolazioni ancora nomadi mentre al sud risente del romanticismo e della morbidezza di quelle popolazioni, quindi tratta sostanzialmente d’amore. Infine, fra V-VI secolo nasce la poesia di palazzo (gongti shi), che tratta della vita lussuosa nei palazzi signorili.

 

Fino ad un certo periodo del III secolo a.C. la lingua dei testi cinesi era strettamente correlata alla lingua parlata dell’epoca. Da IV-III secolo a.C. invece incomincia ad emergere uno stile scritto ben distinto, quindi a partire dagli Han Occidentali (206 a.C. – 48 d.C.) si sviluppò una specifica lingua scritta detta wenyan o cinese classico (o lingua dei testi, lingua colta). Con l’andar del tempo il divario fra lingua classica e lingua parlata si allargò ma quella più utilizzata per la letteratura ufficiale era scritta in wenyan. Dal II secolo d.C. incominciò a diffondersi l’utilizzo parziale o totale della lingua parlata (o baihua, lingua semplice) nei testi. Accanto alla lingua dialettale (fangyan), si sviluppò un linguaggio utilizzato fra funzionari (guanhua) che veniva parlata a corte dai membri della burocrazia. Il guanhua è molto simile al cinese mandarino odierno dato che si basava sul dialetto del nord (a causa della locazione a nord della capitale).

Bibliografia: – La letteratura cinese, Bertuccioli (pag 9-166)

                   – Letteratura cinese, Idema-Haft (pag 4-140)

                   – appunti delle lezioni della Professoressa Casalin

 

Un pensiero su “La prosa zhiguai e il xiaoshuo (IV-VI sec. d.C.) + breve resoconto generale sul linguaggio letterario

  1. grazie per tutti questi appunti, sono stati davvero preziosi per preparare il mio esame di letteratura cinese, grazie grazie ancora… ci sei su facebook?

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