Lavorare in una compagnia cinese – Parte 1/3: La pressione e la Mianzi

Dopo aver passato 2 anni ad insegnare italiano a Pechino e un altro anno come venditrice su Amazon per una compagnia cinese, mi trovo ora a scrivere questo post per chi si sta per recare in Cina a lavorare per compagnie cinesi.

In questi 3 anni ho imparato che il lavoro in Cina è molto più stressante del lavoro in Italia e non perché qui si lavori veramente di più (anzi).

Ma facciamo un passo indietro.

Per chi non ha ancora letto il mio articolo sui cinesi, faccio una breve introduzione che riguarda un comportamento veramente tipico dei cinesi (e spesso degli asiatici in generale, soprattutto coreani e giapponesi, che portano questo comportamento fino ai limiti immaginabili).

In Cina tutto è comandato dalla “mianzi”, che detta in parole spicciole è la “facciata”, ciò che tutti vedono in superficie ma che può essere ben distante da ciò che vi è dietro. Così per esempio, rimanendo in ambito lavorativo, molte compagnie cinesi assumono occidentali non perché hanno veramente bisogno di loro, ma solo per far vedere che sono “avanti”, che possono permettersi di assumere stranieri e che hanno una mentalità internazionale.

La mianzi è importante a livello personale per ogni cinese, motivo per cui raramente qualcuno osa parlare in modo troppo diretto ad una persona esprimendo troppo chiaramente ciò che veramente vuol dire o pensa o….sente.

Capite quindi che la vita del cinese medio è molto più stressante della nostra perché tutto si può riassumere in una specie di gioco psicologico in cui tutti cercano di mantenere una facciata serena o ordinata mentre “stanno morendo dentro” perché le loro abitudini (dettate dalla cultura) non gli permettono di esprimersi chiaramente.

Ciò che accade a livello personale va a riflettersi anche a livelli più grandi e formali quali il lavoro e la carriera.

Poco prima dicevo che generalmente, eccezioni a parte, in Cina non si lavora tanto, ma si lavora a lungo.

Perché? Sempre per lo stesso motivo: la mianzi porta i lavoratori a dimostrare che si stanno impegnando e che stanno dando tutti sé stessi per il lavoro. Ed ecco che vedi uffici pieni di persone che scrivono al computer e che non scrollano mai il viso dalla tastiera. “Alla faccia!” verrebbe da dire, “quale dedizione al lavoro!”. No, cari.

Guardando dietro la superficie, ecco che scopri che il collega che batte con forza sulla tastiera sta in realtà chattando con l’amico, che quello che sta nella seconda fila dietro di te sta guardando i filmati su Youku e quell’altra ancora dietro sta comprando vestiti su Taobao. (Ammetto che spesso mi sono chiesta come sia possibile che la Cina sia diventato un grande paese fra le prime economie mondiali con questo andazzo generale).

Capite quindi che lo stress al lavoro di cui voglio parlarvi, spesso non viene dalla mole del lavoro giornaliero.

Ma allora perché c’è questo stress al lavoro?

Naturalmente la mianzi porta a coprire le falle dietro una facciata da lavoratore instancabile: ore extra di lavoro (non sempre pagate), continua dimostrazione (un po’ infantile) che si sta lavorando, discorsi ad alta voce con molti “e certo”, “e che non lo sapevi?”  e “mica si fa così” ecc. 

Oltre a ciò, però, oltre al fatto che tutti devono dimostrare che stanno lavorando bene in un’azienda, il lavoro è stressante perché diventa una guerra psicologica a chi si mostra più prestante, più capace, più meritevole, più bravo…magari aiutato da qualche “guanxi” (“amicizia”, vedi parte 2).

Il lavoro è quindi doppiamente stressante sia perché da un lato si deve dimostrare che si sta lavorando come gli altri, sia perché dall’altro ci si deve “innalzare” rispetto al gruppo di comuni lavoratori. Soprattutto se si vuole fare carriera.

Il soggetto medio che vuole fare carriera ad ogni costo, spesso la stronza di turno, è generalmente una persona aggressiva che trattiene questo suo desiderio di potere dietro un sorriso, falsi complimenti, paroloni e frasi tipo  “siamo una famiglia/squadra” e “dobbiamo farci forza” e  “dobbiamo collaborare per l’azienda”.

Questi “motti” che dovrebbero far pensare ai più che il nuovo arrivista di turno si sta veramente immolando per il bene di tutti giungono il loro apice prima o durante la cerimonia di chiusura di fine anno: la fatidica Nianhui (年会, vedi terza parte).

Io stessa ho assistito a scene raccapriccianti e stomachevoli di impiegate/manager che inscenavano pianti al discorso generale del capo sul quanto si è lavorato quest’anno o prendevano la parola urlando su quanto fosse stato duro l’anno precedente, magari inserendo qualche dettaglio di vita personale, a ritmo scandito di lacrime e singhiozzi.

Applausi.

Ecco l’esaltazione massima del concetto di mianzi che abbiamo visto prima.

Se state per iniziare una nuova avventura in un’azienda cinese, quindi, aspettatevi questo ed altro. Aspettatevi di trovarvi in un ambiente altamente competitivo dove sarete i benvenuti e contemporaneamente in non-benvenuti.

Ma continuiamo parlando più dettagliatamente di quali tipo di personalità potreste incontrare nella vostra azienda.

nella parte 2 (la prossima settimana)

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6 pensieri su “Lavorare in una compagnia cinese – Parte 1/3: La pressione e la Mianzi

  1. Molto molto interessante. Confesso di aver sentito qualcosa di genere riguardo il Giappone, non mi aspettavo questo concetto di facciata anche per la Cina.. soprattutto perchè, come divi tu, l’economia cinese è galoppante!
    Magari tra tutti questi “finti” lavoratoti ci sono anche gli stakanovisti veri che mandano avanti la Nazione. chissà! Aspetto la terza parte 🙂

    1. Sì, sicuramente ci sono persone che danno il sangue e che credono nell’idea del sacrificio per la nazione (concetto che noi italiani non abbiamo sinceramente). Vorrei solo screditare l’idea del cinese che sta in azienda fino a sera tarda perchè ha veramente troppo lavoro da fare e invece trasmettere l’idea che in Cina non si lavora affatto di qualità ma piuttosto di quantità. Il che vuol dire che si fa spesso il minimo indispensabile ma in un più lungo lasso di tempo. Spiegherò meglio nella seconda parte 🙂
      Grazie per aver commentato, leggete in tanti ma solo pochi hanno il coraggio di rispondere, quindi apprezzo ogni commento che lasciate, fosse anche un insulto (se però ragionato) 😀

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