Pechino (Beijing): cosa visitare?

La maggior parte della mia vita in Cina l’ho passata in questa città che mi ha accolto come se fosse la mia seconda casa.

Pechino, cioè Beijing (pronunciato beizin’)non è solo la capitale dell’Impero Celeste e della Repubblica Popolare Cinese, ma è anche la città più estesa della Cina, grande pressappoco come il Lazio.

E’ una città affascinante, antica e moderna allo stesso tempo, piena di monumenti, ma anche di centri commerciali, SPA e luoghi in cui svolgere diversissime attività sportive, ludiche ecc.

Dal carattere meno occidentale rispetto alle ex-città concessione fra cui Shanghai, che ha avuo alcune aree occupate e concesse dal governo cinese agli stranieri occidentali e orientali di ogni dove (dette perciò concessioni), Pechino è comunque una città molto a portata di occidentale, nella quale si può trovare di tutto senza troppa difficoltà.

La zona di Sanlitun (三里屯儿) è sicuramente la zona principalmente frequentata dagli occidentali dai 20 anni in su. Nonostante siate ancora in territorio cinese, qui si può respirare un’aria internazionale anche grazie alla presenza di molte ambasciate (fra cui quella italiana), ristoranti di ogni dove dai prezzi modici (italiani, greci, arabi…), locali, discoteche, bar e chi più ne ha più ne metta.

Altra zona molto frequentata dagli occidentali, ma questa volta spesso al di sotto dei 25 anni è Wudaokou (五道口). Quest’area è storicamente dedicata agli studenti stranieri. Nei suoi pressi infatti ci sono diverse università anche per stranieri, che amano passare le loro serate nei locali e soprattutto nelle discoteche a costo 0 di Wudaokou. Qui sono infatti famosissime le serate per le donne in cui vengono offerti un numero di cocktails gratis alle ragazze straniere. Ma dire che Sanlitun e Wudaokou sono le uniche zone frequentate dagli occidentali sarebbe uno sbaglio da parte mia. Dobbiamo ricordare almeno anche Dongzhimen (东直门), altra area con pub, locali con musica dal vivo e discoteche.

Insomma, se proprio non sopportate lo stile di vita orientale, potrete vivere a Pechino avendo una minima illusione che siate in occidente e potrete comunque continuare il vostro stile di vita occidentale all’80-90%.

Per quanto riguarda la struttura della città, si può dire che Pechino è una città di forma quadrata con strade principalmente dritte che vanno a formare reticolati più o meno regolari ed è attraversata da 6 anelli (tipo grandi raccordi anulari). Non aspettatevi tetti a pagoda o cose simili perchè li troverete solo presso i monumenti e presso le poche casette antiche rimaste (siheyuan, 四合院). Infatti Pechino è ormai una città del tutto moderna, con palazzi  alti almeno una decina di piani (spesso di dubbio gusto e con i balconi chiusi), strade larghe e meno intasate di quanto pensassi.

Pechino è una città che ti può dare molto come ti può anche levare molto. Continuando a parlare degli aspetti positivi di Pechino, dobbiamo assolutamente menzionare i mezzi di trasporto.

Come tutte le città cinesi più grandi (Shanghai, Guangzhou, Shenzhen) anche Pechino è dotata di un sistema metro all’avanguardia. A questa data si contano ben 15 linee metro pulite, veloci e facili da usare. Io impallidisco di fronte alle metro sporche, lente e confusionarie di Roma. Ma passando avanti alle lamentele, diciamo che i costi delle metro di Pechino (e non solo) sono altamente inferiori rispetto alla qualità che offrono. Con un euro circa si arriva dall’altra parte della città (che ricordiamo essere grande come il Lazio!!). Togliendo un paio di metro fra le più vecchie, come la linea 1 e 2, spesso tutte le metro sono moderne ed altamente tecnologiche. Dentro ai vagoni, la maggior parte delle metro segnala la fermata da cui ci si sta allontanando e quella a cui si sta arrivando con un quadro a luci. Una voce in cinese e in inglese avvisa i passeggeri a quale fermata si arriverà e se la fermata in questione è un punto di snodo di due o più linee metro.

Nelle fermate di collegamento fra più metro è impossibile perdersi. Ci sono cartelli ogni qualche metro in alto, frecce indicative in basso o lungo i muri con il numero della metro che si deve prendere ed entrambi (cartelli e frecce) con i colori delle metro corrispettive. A prova di idiota. Per evitare spreco di carta tessere dell’autobus e biglietti ad una corsa sono tutti di plastica: entrambi possono essere comprati negli sportelli all’ingresso della metro (non ci sono Tabacchi in Cina) e si usano appoggiandoli sullo shermo al lato della porta d’ingresso della metro e infilandoli nell’apertura al di sotto dello schermo sempre di lato alla porta d’uscita, di modo che è impossibile che i biglietti vadano persi o buttati (a meno che non ne compri uno che non userai mai,ma non ha senso).

La tessera della metro è ricaricabile quando se ne ha bisogno con l’importo che si vuole e si può usare anche negli autobus. A proposito di autobus, nonostante a Pechino ci sono circa 20 milioni di abitanti, gli autobus sono generalmente non pieni e comodi da usare, inoltre arrivano entro qualche minuto (a seconda delle ore di punta ovviamente).

Anche i taxi sono molto economici, 2,5 yuan a km più 1 yuan per lo scontrino a fine corsa partendo da una base di 14 yuan ed eventualmente qualche decina di yuan per un bagaglio ingombrante. 

Altra cosa generalmente positiva per gli stranieri, soprattutto per chi arriva da paesi europei del terzo mondo quali Italia, Grecia e Spagna (anche se quest’ultima di meno) è che gli stipendi sono generalmente più alti di quelli dei paesi europei. Contando che poi cibo, affitto e movida sono più economici si può generalmente dire che in Cina si vive economicamente meglio che in Europa. Certo, se si cerca una casa bella e ristrutturata, magari in zone costose come Sanlitun, si cerca cibo importato dall’estero o si va in locali costosi non si può fare lo stesso discorso, ma comunque c’è maggiore possibilità di predersi più sfizi rispetto al vivere in Italia.

Come città sino-internazionale, Pechino può anche portare ad amicizie con cinesi ma anche con altri stranieri. Generalmente parlando si respira un’aria più internazionale che nelle città italiane, proprio per la grande affluenza degli stranieri che studiano e lavorano qui.

Ultima ma non meno importante è la cultura insieme alla storia che ha questa città…che pure i suoi abitanti sembrano ignorare, sia perchè vengono da altre città, sia perchè sono troppo impegnati a fare altro.

Venendo ai lati negativi, io personalmente ne rilevo solo uno, che però influisce pesantemente nelle vite di tutti: sto parlando proprio dell’inquinamento, questa coltre grigia che imbarazza il cielo nascosto di Pechino (e pure il suo governo, che ad ogni asemblea internazionale non perde occasione di disperdere le particelle inquinanti attraverso procedimenti chimici – a loro volta dannosi, probabilmente).

I veri Pechinesi mi hanno detto che questo inquinamento non c’è mai stato a Pechino prima del 2008. Poi, sono state aperte diverse fabbriche nelle città a Sud di Pechino, fra cui Shijiazhuang (石家庄) e Baoding (保定) e quindi l’inquinamento prodotto dalle fabbriche di queste città arriva a tutte le città vicine fra cui Pechino. Pechino, inoltre, ha 20 milioni di abitanti e tante macchine. D’inverno il freddo fa si che si usi un forte riscaldamento nelle case e negli uffici e anche questo influenzi non poco la condizione già disastrata di questa città. Il governo ha sempre giurato di fare qualcosa per questa situazione ma solo dal 2016 si registrano i primi red alert effettivi del governo.

Il primo dicembre 2015, nonostante le applicazioni cinesi mostrassero un inquinamento superiore a 500 pm 2.5 a metro quadro, l’ambasciata americana ha registrato un inquinamento sui 1000 pm 2.5 al metro quadro.

Ma l’inquinamento non danneggia solo il corpo. Mettiamo caso che a casa e in ufficio vi siate dotati di un purificatore d’aria. Se non siete abituati a nebbia e cielo grigio 9/10 mesi all’anno, voi soffrirete comunque dal punto di vista emotivo. Solitamente tempo brutto e grigiore non portano allegria, nè sollevano il morale e prolungati negli anni possono portare ad un cattivo temperamento/depressione. Questa è la mia maggiore critica a Pechino e il motivo per cui l’ho lasciata dopo tre anni. Qualcun altro potrà dire che in inverno fa molto freddo (si arriva a -15/-20) e d’estate molto caldo (35/40 gradi), ma sinceramente sono un freddo secco che è compensato dal caldo dei locali e delle case e di un caldo altrettanto secco che si può evitare restando a casa/in ufficio nelle ore più calde.

Altra cosa che a qualcuno non potrà piacere tanto è che non essendoci cambiamento d’orario fra estate e inverno, in inverno il sole tramonterà al più presto alle 4.30, d’estate al più tardi alle 7.30. Ma in compenso la mattina il sole sorge molto presto (5-6 circa)…e vi ricordo che in Cina non esistono le persiane e che per gli amanti del buio quando si dorme è meglio dotarsi di tende spesse o mascherine per gli occhi!!

Per quanto riguarda la città non aspettatevi tetti a pagoda o cose simili perchè li troverete solo presso i monumenti e presso le poche casette antiche rimaste (hutong). Infatti Pechino è ormai una città del tutto moderna, con palazzi anche di dubbio gusto, spesso alti almeno una decina di piani, strade larghe e meno intasate di quanto pensassi.

Cose che ho visto a Pechino e dintorni (articolo del 2011):

1) La prima cosa che ho visto come turista in Cina è stata la Muraglia cinese a Mutianyu, a circa 1 ora e mezza dal distretto di Haidian.  Era un viaggio organizzato dall’università stessa che è costato 50-60 centesimi di euro circa (5 yuan) e tanta fatica (aiutatemi a dire tanta)…perchè è vero che il trasporto nel pullman dell’Univesità Beiwai + il biglietto di entrata ci è costato una sciocchezza, ma è anche vero che la sciocchezza è stata ricompensata da litri di sudore per salire verso la muraglia una volta scesi dal pullman. Eh sì, perchè una volta scesi in strada la muraglia non è raggiungibile con 2/3 scalinate ma da decine di minuti in salita ripida!! Non scherzo se dico che ci abbiamo messo almeno 20-30 minuti di salita a piedi dalla strada alla muraglia vera e propria (litri di sudore in pieno inverno…..oh sì!) ma la vista, seppur la muraglia a Mutianyu non è la più affascinante, è meravigliosa…è pur sempre la muraglia e solo il pensiero di starci sopra ti riempie di gioia. Lo so, alla fine è un muro, ma è Il Muro, quello che si inerpica per decine, centinaia, migliaia di km per tutto il nord della Cina, quello che ha diviso la Cina dalle popolazioni “non cinesi” da millenni. Che soddisfazione aver guadagnato la salita. Ovviamente la discesa è stata molto più breve, non perchè è più facile per definizione ma perchè la abbiamo fatta in funivia (40 yuan e ti levi il pensiero)! L’alternativa per una discesa con il fiato trattenuto (oltre ai suddetti migliaia di gradini) è un simpatico scivolo in metallo che si usa con degli slittini.

2) Piazza Tian’anmen e Via Qianmen: Sappiamo tutti che a volte i cinesi si fanno prendere dalle manie di grandezza ma mamma mia quanto è grande Piazza Tian’anmen (non per niente è la piazza più grande del mondo). Purtroppo allo stesso modo è vuota (non una panchina, non un misero fiore, ciuffo d’erba inintenzionale o alberello – se non qualche fiorellino davanti alla Città Proibita-, niente) e quindi anche abbastanza “inutile” e per quanto mi riguarda brutta. Ma ovviamente ha un significato storico, niente da dire. Va comunque vista. Proseguendo dalla Città proibita e attraversando tutta la Piazza, dietro il Monumento agli eroi, c’è una pagoda o torre che se attraversata conduce ad un’altra torre. A sua volta attraversata quest’ultima torre affaccia su una via commerciale, Via Qianmen, che io e le mie amiche abbiamo soprannominato “Paese dei balocchi” perchè non solo ci trovi tutte le “cineserie” possibili e non solo (negozi di tè, di bacchette, di scarpe cinesi e non, di dolci tipici, di lacche, ristoranti ecc. ecc.) ma il tutto in palazzi tipici (in stile antico, quindi) che ti danno davvero la sensazione di essere in Cina. Ci sono prezzi fattibili ed esorbitanti e qui non si contratta (diversamente che al Mercato della seta) perchè i prezzi sono fissi: potete provare a strappare qualche yuan giusto ai mercanti dei vicoli paralleli alla via principale che è evidenziata da un arco. In questi vicoli ho potuto mangiare l’anatra alla pechinese che non ha prezzi eccessivi: noi eravamo in 6, abbiamo preso 1 anatra (che va mangiata in “piadine” sottili insieme a delle verdure), radici di loto dolci, uova fritte, verdure e funghi e abbiamo pagato 36 yuan a testa (appena 4 euro!). Fra l’altro dell’anatra non scartano via niente, il cliente sceglie l’anatra da comprare intera, quindi la carne e la pelle sono tagliate sottili per le piadine, il resto (la carne attorno alle ossa, il collo e le zampe) viene comunque cucinato per il cliente (o fritto o in brodo…buonissimo il brodo).

3) Città Proibita (Gugong): Che dire…40 yuan (20 se mostrate la tessera della Beiwai) per uno spettacolo di numerosissime palazzine a muri rossi e tetti di tegole gialle, scalinate in marmo lavorato, giardini e musei. Non bastano 5 ore per vederla tutta (nonostante molte zone siano chiuse!). E’ stata la prima cosa dall’aspetto veramente cinese che ho visto (la muraglia non rende molto l’idea). Per me è stato formidabile trovarmi lì e penso di aver fotografato ogni dettaglio della parte accessibile 😀 Purtroppo dopo aver visitato qualche monumento pechinese ci si accorge che sono “tutti uguali”…no, non sono cinica (cioè, forse un po’ sì) ma è veramente così. Ero stata avvisata che infine tutti i monumenti pechinesi si “più che assomigliano” ma non volevo crederci e invece mi sono dovuta ricredere. Questo non solo perchè le costruzioni cinesi si rifanno a determinati stili e forme sempre simili nel tempo, ma anche perchè la Pechino che vediamo oggi è stata ristrutturata (per ovvi motivi, visto che le costruzioni cinesi antiche sono costituite in buona parte di legno) dalle ultime due dinastie (Ming-Qing, dal XIV secolo) che avevano uno stile preciso: muri rossi, tetti con tegole di forma uguale (il colore varia fra grigio degli hutong, giallo per i palazzi imperiali, verde ed occasionalmente blu), travi con stessi motivi (nuvole, fiori,  vasi, esseri sovrananturali ecc.) dove cambiano solo dei dipinti fra le travi. Oltre che nelle costruzioni vediamo somiglianze anche nelle statue (leoni, gru, draghi ecc.), nelle colonne, nelle steli ecc. Questo stile appare più diverso in altre zone della Cina (come Hangzhou-Suzhou). Quindi la mia impressione sulla città proibita penso sia stata aiutata anche dal fatto che era il primo monumento pechinese e cinese che ho potuto osservare. Certamente la maestosità, la grandezza fisica dell’intera città hanno fatto la loro parte, ma lo stile è quello tipico (e solito) pechinese, bello, ma sempre quello…statico.

4) Wutasi (Tempio delle 5 pagode): un’alternativa al solito stile cinese, è un tempio in stile indiano sulla cui superficie compaiono scritte in sanscrito, elefanti, ruote sacre e centinaia di Buddha in tutti i lati e sul cui tetto si ergono 5 pagode con gli stessi motivi buddisti. E’ situato in un giardinetto tranquillo, non affollato di turisti, dove ci sono decine e decine di steli in pietra incise con caratteri cinesi. Nel complesso c’è anche un piccolo museo sulle steli e sui ritrovamenti del posto. Purtroppo l’interno del tempio è praticamente inesistente, visto che è costituito solo da un corridoio che corre lungo i quattro lati del tempio dove sono posizionati 4 Buddha (il centro del tempio non esiste, c’è un blocco quadrato attorno a cui passa il corridoio!). Nelle immediate vicinanze c’è lo zoo di Pechino, un altro parco (dove la gente pesca…) e la Biblioteca Nazionale. L’ingresso è 5 o 10 yuan (a seconda che vi facciano o meno lo sconto)

5) Residenza del principe Gong: non so se la delusione per questo monumento viene dal fatto che me lo immaginavo più accogliente (essendo una residenza), dal fatto che ci sono andata di inverno (e quindi era praticamente spoglio) o ancora una volta perchè è espressione del solito stile Ming-Qing. L’unica parte che ho davvero gradito è il teatro in fondo alla residenza (sbirciato da fuori, visto che si paga per entrarci), il boschetto di bambù e un po’ il laghetto in mezzo al quale c’è una costruzione nel solito stile (ma è in mezzo all’acqua!). Se non sbaglio abbiamo dovuto pagare anche l’ingresso intero (20 yuan, e sì, lo so che sono solo poco più di 2 euro) perchè non era previsto il ridotto per gli studenti residenti a Pechino per soli 3 mesi (-.-).

6) Tempio dei Lama: uno dei più bei posti visti in tutta la Cina. Caratteristico (anche se non pensate di trovarci i tibetani o costruzioni troppo tipiche),  suntuoso, sacro. Sì, lì per la prima volta ho visto il lato veramente sacro della Cina: chiunque può andare lì a pregare davanti agli innumerevoli Buddha bruciando incenso e chinandosi più volte davanti alle statue dei Buddha stessi. Le ruote per le preghiere ma soprattutto le figure mostruose tipiche del lamaismo incuriosiscono a dir poco (nonostante le conoscessi già), inoltre si può osservare un pezzo reale di vita sacra buddista, infatti c’è una sala stupenda per decorazioni e spirito (quella dove c’è la statua di Tsongkhapa) dove i monaci si riuniscono per pregare seduti su panche coperte da cuscini. Altra cosa da non perdere se si va di fretta è la statua del Buddha Sakyamuni alta (secondo loro) 十八米….siii, ben 18 metri! Secondo me sfiora appena gli 8, ma la placca in metallo posta davanti alla sala diceva il contrario (e non so se è un errore di scrittura sulla placca , ma sarebbe un doppio errore fatto sia in inglese che in cinese). Insomma, andateci, e se ci siete già andati e non la pensate come me commentate qui sotto. 35 yuan ben spesi (già, anche qui non fanno lo sconto per studenti).

Ah, vicino al Tempio dei Lama, oltre al Tempio di Confucio e del Parco della Terra (di cui parlerò più giù) c’è anche il museo dell’incisione della pietra, andando verso il tempio di Confucio. Non ci sono entrata per problemi di tempo (e voglia…) ma dal volantino che mi hanno lasciato sembra interessante.

7) Tempio del Cielo: …e il secondo posto per il monumento più deludente di Pechino se lo aggiudica….Il Tempio del Cielo. Ok, non è ai livelli della Residenza del principe Gong ma sinceramente mi aspettavo di vedere di più di un tempio (visitabile solo da fuori…ma perchè?), la sua copia in piccolo e un altare in marmo in cui sembra mancare qualcosa (per esempio un tempio). E’ vero (grazie a Iddio) i colori cambiano e si passa dal solito giallo/grigio delle tegole ad un bel blu oltremare e non solo. Devo dire che il Tempio del Cielo non è male (peccato non poterne vedere bene l’interno, sul quale ci si può al massimo affacciare), soprattutto se lo vedi in una giornata limpida (come è capitato a me), ci sono anche un paio di padiglioni molto carini sempre sulle tonalità blu/turchese ma anche arancione (qui si sono sbizzarriti) ma il parco poteva essere mantenuto meglio. Ci sono delle costruzioni (ex macellerie ecc.) non visitabili (…ma perchè?2) attorno a cui sosta frequentemente il male (erba secca e sabbia da far invidia alle steppe) e il resto del parco non è un granchè se non in quei punti dove ci sono i padiglioni carini. Sarà perchè il nome e la fama di questo monumento lo precedono, ma mi aspettavo meglio. In compenso, se vi sentite pieni di energia o in vena di umiliarvi in pubblico (->io) all’entrata principale ci sono strumenti di ogni tipo per fare ginnastica, di quelli che si trovano spesso in giro per Pechino (parchi, strade ecc.). Qui vedrete atleti professionisti o meno, bambini e famiglie…è un ritrovo carino che spiazza per il suo posizionamento all’interno di un parco dedicato al tempio imperiale.

8) Tempio di Confucio: Non che mi aspettassi di trovare chissà che cosa, ma sinceramente speravo meglio dal secondo tempio più grande in Cina dedicato a Confucio, una delle persone più rilevanti (si potrebbe dire La più rilevante senza esagerare troppo) per e nella cultura cinese. E’ un tempio del XIV secolo più volte restaurato nel tempo che non contiene più delle solite cose che si possono trovare nella maggior parte dei templi (almeno a Pechino), per la maggior parte steli in pietra sorrette o meno da tartarughe in pietra. La particolarità potrebbe essere un grande museo dedicato alla vita di Confucio e a varie epoche storiche (abbastanza noioso), inoltre nella zona laterale si trova la sala Biyong dove l’imperatore leggeva ad alta voce i testi confuciani. Devo dire che nonostante questa sala presenti solo un altare è forse la più interessante insieme alla sala Dacheng (dove sono raccolti molti strumenti suonati nelle processioni confuciane), il resto (per chi ha già visto altri monumenti) è per lo più trascurabile.

9) Parco della Terra: si trova vicino al Tempio di Confucio e al Tempio dei Lama ed è un parco carino, con piccoli padiglioni, rocce, fiori e ponticelli all’interno del quale vi è anche l’altare della Terra (dove si paga un biglietto a parte per entrare). Diversamente che qui in Italia in Cina spesso si paga anche per entrare nei giardini/parchi, a volte somme risibili (5 centesimi di yuan) a volte meno. Devo dire che se il parco della Terra è carino (quando ci sono andata suonava un gruppo enorme di suonatori cinesi di tamburi afro-americani), l’Altare, invece, è deludente, non vale i 5 yuan (che sono comunque pochi) perchè non è altro che un altare quadrato sopra cui c’è un piccolo braciere in metallo. La cosa che potrebbe valere 5 yuan è una saletta dove sono esposte campane cinesi in stile antico, un grosso tamburo, vasi e statuine antichissime in bronzo, qualche giada e una portantina.
10) Houhai: un posto carino per fare passeggiate lungo il lago, andare sul pattino o prendersi qualcosa da bere o da mangiare la sera. Infatti è pieno soprattutto di locali/pub ma anche ristoranti e negozi che vendono più che altro cose per turisti: servizi da tè, tè, tavolini da tè, tovaglie, marionette in pelle (del teatro delle ombre), borse, bigiotteria ecc.

11) Tempio Dongyue: la guida che mi ero presa per i posti da visitare a Pechino descrive questo tempio taoista come “il luogo di culto più macabro di Pechino”…mi chiedo se la stessa persona che lo ha scritto abbia anche visto  il Tempio dei Lama (o la via dei ristoranti dietro la Beiwai, nonostante sia  luogo di culto giusto per i golosi). Ma diciamo che se le sale dedicate alle varie divinità taoiste o non sono un granchè o sono gettate nell’incuria più totale, la visita viene ricompensata proprio da ciò che la guida definisce addirittura “macabro”: sono una serie (infinita!) di statue poste lungo tutti i lati del tempio che raffigurano i vari dipartimenti delle divinità, degli spiriti o delle figure importanti nel taoismo. Ci sono anche piccole salette adibite a museo ma spesso sono sprovviste di etichette in inglese quindi ciò che si vede è ad interpretazione propria. Non per niente l’entrata costa 5 yuan.

12) Vecchio palazzo d’estate: purtoppo ho visto solo una piccola parte di questo immenso parco imperiale distrutto dagli occidentali qualche secolo fa, ma quello che ho visto mi è piaciuto. E’ un posto calmo, con scorci carini fra cui si possono ancora notare le rovine di ciò che un tempo era la residenza estiva degli imperatori. Vale i suoi 10 yuan (non scontati per studenti che restano 3 mesi!).

13) Tempio della Nuvola Bianca (Baiyun guan): è un tempio taoista caratteristico (sicuramente più del Dongyue) dove sono presenti tantissime statue dedicate alle divinità taoiste. Il giardino in fondo è un posto carino in cui sostare, particolare la sala delle 60 divinità legate agli anni.

14) Tempio Wangshou: vicinissimo all’università Beiwai (20 minuti a piedi massimo) è un tempio più che altro adibito a museo. C’è un’unica sala con statue sacre molto caratteristiche ma guarda caso non fotografabili. Il museo…bè, non so del cosa esponga visto che era in via di restauro quando ci sono andata. Una delle poche sale aperte era dedicata a giade antichissime che fanno un certo effetto da vedere dal vivo dopo averle studiate in arte (e qui parlo in particolar modo agli studenti di Studi Orientali o simili). Altre sale espongono più che altro statue buddiste od oggetti di artigianato come lacche, vasetti in vetro, porcellane ecc. Secondo me se si studia alla Beiwai vale la pena farci un salto, è visitabile in un’oretta.

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